Il lago Omodeo è situato nella Sardegna centrale al confine tra la zona del Barigadu ed il Guilcier. È il più importante invaso dell'Isola e per molto tempo ha detenuto il primato di più grande d'Europa. Esso prende il nome da Angelo Omodeo, l'ingegnere che curò la progettazione della prima diga, che si trovava nei pressi di Ulà Tirso e che adesso risulta parzialmente sommersa dalle acque del nuovo invaso e che partecipò anche alla costruzione delle grandi dighe sul Nilo. La direzione dei lavori venne affidata invece all’Ing. Giulio Dolcetta. I lavori per la sua costruzione facevano parte di un più ampio progetto, che comprendeva anche la bonifica della pianura di Oristano. La costruzione della diga di Santa Chiara venne iniziata nel 1918 e si concluse nel 1924: furono impiegati più di 1500 operai e fu realizzato un invaso capace di contenere 403 milioni di metri cubi d’acqua, dando all’Omodeo per tanti anni il primato di lago artificiale più grande d’Europa.
Per poter costruire l'invaso, è stato sacrificato l'antico paese di Zuri, ricostruito poi a monte con il materiale originario, compresa l'antica chiesa romanica dedicata a San Pietro risalente al 1291, che venne come smontata e riedificata pezzo per pezzo tra il 1922 ed il 1923, in modo tale da non lasciare ad alcuno la possibilità di accorgersene. A poca distanza da Zuri il lago sommerse la foresta tropicale fossile miocenica antica circa 20 milioni di anni. La superficie d'acqua è lunga oltre 22 chilometri e larga più di 3, e si estende tra i monti del Barigadu, andando poi a confluire, all'altezza di Fordongianus, nelle acque del Flumini Mannu. Il bacino fu realizzato per regolamentare il corso del fiume, ma anche per produrre energia elettrica e per l'irrigazione.
Nel corso degli anni, la diga di Santa Chiara ha subito numerosi danni strutturali e questo ha portato alla sua definitiva dismissione. A partire dal 2000 le acque dell'Omodeo vengono regolate tramite una diga situata nel territorio del comune di Busachi edificata tra il 1982 ed il 1997, intitolata ad Eleonora D’arborea sita in località “sa cantonera”, capace di contenere 792 milioni di metri cubi d'acqua.
L'Omodeo è una meta turistica molto interessante perché il lago è circondato da altopiani basaltici ed aspre montagne che rappresentano una Sardegna affascinante e selvaggia, nonostante la natura artificiale dell'invaso, immerso quindi in un'area importante sia da un punto di vista florofaunistico che archeologico: numerosi sono infatti i nuraghi distribuiti nella zona, molti dei quali sommersi dal bacino (nuraghi, tombe di giganti, e l'insediamento prenuragico di Serra Linta). Questi ultimi si possono vedere solo in un periodo dell'anno, dalla primavera inoltrata all'autunno, cioè quando il lago in parte si prosciuga. Si individuano anche a grandi distanze perchè il terreno è pianeggiante e sgombro dalla vegetazione. Essi si presentano di colore uniforme al terreno e ciò è causato dal limo che si deposita con il prosciugamento dell'acqua; alcuni purtroppo sono stati smantellati all'inizio dell'Ottocento per costruire muretti a secco, e conservano solo pochi filari di pietre, altri invece sono abbastanza integri e presentano recinti intorno alla torre.
Il territorio del lago Omodeo è inserito per questi motivi nell'elenco dei siti di interesse comunitario. Dal punto di vista floristico-vegetazionale le sponde del lago Omodoeo sono caratterizzate principalmente da formazioni boschive di leccio (Quercus ilex) e dalla macchia mediterranea, alle quali si sostituisce la roverella (Quercus pubescens) nelle stazioni più fresche. Sono inoltre presenti speciecaratteristiche della vegetazione riparia come il pioppo bianco (Populus alba), il salice fragile (Salix fragilis), l'olmo campestre (Ulmus minor), il frassino (Fraxinus ornus), il tamericio (Tamarix gallica e Tamarix africana) e l'alloro (Laurus nobilis)[1]. La fauna è maggiormente rappresentata dagli uccelli, sia stanziali sia migratori. Le specie più comuni sono la ghiandaia marina (Coracias garrulus), l'occhione comune (Burhinus oedicnemus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il falco pescatore (Pandion haliaetus) ed il piro piro piccolo (Actitis hypoleucos). Tra gli uccelli acquatici sono presenti il codone comune (Anas acuta), il moriglione (Aythya ferina), il mestolone comune (Anas clypeata), l'alzavola (Anas crecca), il fischione (Anas penelope), la folaga (Fulica atra), la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), il germano reale (Anas platyrhynchos), la canapiglia (Anas strepera), l'oca selvatica (Anser anser), la garzetta (Egretta garzetta), l'airone bianco (Egretta alba) e l'airone cenerino (Ardea cinerea). Gli anfibi ed i rettili più comuni sono il discoglosso sardo (Discoglossus sardus), il tarantolino (Phyllodactylus europaeus), la testuggine palustre (Emys orbicularis) e la tartaruga di terra (Testudo hermanni). Tra i pesci va segnalata la presenza dell'agone (Alosa fallax lacustris).usiliari di Pranu Antoni e Santa Vittoria