Il contesto ambientale
Sorradile è un centro agro-pastorale situato su un altopiano ricco di tufi, andesiti e basalti in posizione panoramica sul lago Omodeo. Il paese presenta una pianta compatta ed è identificabile forse con l'antico Oiratili, donato nel 1156, insieme alle ville di San Teodoro e Vidoni (Bidonì), da Barisone giudice d'Arborea alla moglie Algaburga di Catalogna.
Descrizione
I lavori per la nuova parrocchiale di Sorradile, iniziati nel 1636 con la facciata e l'anno seguente con l'interno, vennero portati a termine nel 1642 ad opera di maestranze locali guidate da Antoni Pina, un operatore locale che univa a basilari competenze architettoniche uno spiccato gusto decorativo tipico dei "picapedrers" gotico-catalani ma con un marcato accento vernacolare.
La chiesa ha, pertanto, un'impronta popolareggiante ed eclettica, capace di fondere elementi tratti dal repertorio romanico, gotico-catalano, rinascimentale e barocco.
L'interno ha navata unica coperta da volta a botte rinforzata da archi trasversi; la capilla mayor e le cappelle laterali sono voltate a botte, secondo un impianto in linea con le nuove direttive imposte dalla Controriforma.
La conoscenza di istanze rinascimentali di marca italiana si rivela nell'uso delle volte a botte, degli arconi cassettonati, dei timpani spezzati e del cornicione dentellato che percorre tutto il perimetro di imposta della volta. La ricca ornamentazione a bassorilievo che riveste pilastri, arconi e sottarchi attesta l'abilità e la fantasia degli scalpellini locali nell'incidere la pietra vulcanica rosa con una sensibilità ancora di impronta iberica.
Anche la facciata risponde allo stesso gusto combinatorio: scandita nella fascia inferiore da quattro lesene corinzie scanalate, è dominata da un imponente portale rettangolare sormontato da un timpano curvilineo spezzato con cornice dentellata di gusto manieristico.
Il coronamento è caratterizzato dall'ampio frontone semicircolare poggiante su una trabeazione costituita da formelle decorate a punte di diamante e rosoni. Due protomi leonine e un piccolo rosone completano il prospetto.
Il modello del frontone semicircolare con alette laterali verrà ripreso in numerose chiese dell'isola per tutto il XVII e il XVIII secolo, così come risulta dagli esempi della Santa Sofia di San Vero Milis e della chiesa del Convento di Pozzomaggiore.
Storia degli studi
La chiesa è oggetto di una sintetica scheda nel volume di Francesca Segni Pulvirenti e Aldo Sari sull'architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale (1994).
Bibliografia
F. Segni Pulvirenti - A. Sari, Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale. Nuoro, Ilisso, 1994, scheda 81.